“Educarci non è mai tempo perso.
Educare è assumersi il rischio
di imparare insieme”
(Marina Garces)
Il progetto “Il Dire e il Fare” arriva alla fine del suo primo anno di attività concludendo una fase del processo riflessivo condiviso con un momento di rilancio, un’ulteriore occasione di ricerca e confronto per sperimentare azioni che attivino “energie di legame” tra persone e rendano possibile la loro partecipazione alla vita della società.
In un momento in cui i dati della sofferenza psichica e sociale sono in aumento tra giovani, adulti e anziani, è tempo di tornare a cercarsi per rinforzare il tessuto di vicinanze e prossimità e per costruire insieme, di nuovo, il desiderio di vivere. La sfida è ri-fare convivenza: ma come?
Come fare per colmare il vuoto e il silenzio di una comunità da rigenerare o che ha sviluppato forme di relazioni che escludono e che marcano le differenze tra chi sta dentro al centro echi rimane ai
margini o escluso?
L’obiettivo di questo momento di ricerca comune è quello di provare a alimentare il pensiero e offrire contesti in cui poterlo fare: la comunità è di tutte e tutti e favorire mescolanze permette di generare opportunità inedite. Le relazioni territoriali possono essere il motore del cambiamento.
Spesso siamo portati a pensare che educarci sia un dovere o una perdita di tempo, ma io credo che sia invece un’opportunità preziosa. Educarsi significa assumersi il rischio di imparare insieme, di crescere insieme, di essere umili e aperti al cambiamento. È attraverso l’incontro con gli altri, con il diverso, che siamo chiamati a confrontarci, a metterci in discussione e ad ampliare i nostri orizzonti. Non possiamo crescere e svilupparci come individui se non ci educano, se non mettiamo in gioco le nostre conoscenze e le nostre esperienze. Ecco perché, secondo me, educare non è mai tempo perso. Al contrario, è un processo fondamentale per la nostra crescita personale e collettiva. Dobbiamo sforzarci di educare non solo i giovani, ma anche noi stessi, ad essere persone migliori e ad assumerci la responsabilità di costruire una società più empatica, inclusiva e solidale. È tempo di tornare a cercarsi, di costruire legami e relazioni autentiche, per riscoprire il valore della convivenza e del desiderio di vivere.